PAURA DELLO PSICOLOGO, STEREOTIPI E PREGIUDIZI

Negli ultimi anni, l’interesse per le questioni legate alla psicologia e al benessere (e purtroppo anche al malessere) psicologico sta progressivamente aumentando.

Grazie a programmi televisivi, social network, telefilm, film e interviste radiofoniche si sente molto più parlare di argomenti psicologici, tant’è che termini e argomenti sono ormai all’ordine del giorno e le persone si avvicinano sempre più alle tematiche psicologiche, alcune con interesse e curiosità, altre, invece, ancora con molto timore e paura.

Ci sono ancora tanti pregiudizi e stereotipi che aleggiano intorno alla figura dello psicologo che è una figura mistica e misteriosa legata a luoghi comuni e vecchi concetti dati dalla poca conoscenza quindi c’è il cliché del lettino, del professionista distante e silenzioso e imbarazzanti domande sul rapporto materno.

Alcuni pensano agli psicologi con sospetto e questo dipende dal fatto che non si conosce quello che fa lo psicologo, e soprattutto, non si sa quello che si fa CON lo psicologo, ma c’è paura a scoprirlo, anche in contesti sociali.

Questa ignoranza genera un alone di mistero e misticismo intorno alla figura dello psicologo e dove non c’è chiarezza proliferano i luoghi comuni, quindi lo psicologo è lo “strizzacervelli che cura i matti”, e chi ci va dallo psicologo di conseguenza “è matto”, “è debole”, “è fragile”.

Questo determina che nonostante situazioni di grave angoscia, sofferenza e disagio le persone non chiedano aiuto ai professionisti perché hanno paura di cosa gli altri potrebbero dire, di come gli altri li potrebbero giudicare e del proprio giudizio riguardo se stessi. Quindi questa paura dello stigma sociale fa sì che molte situazioni  si cronicizzino, aumentino di severità diventando più gravi, quindi alla fine questa paura è controproducente ed è dannosa per le persone stesse.

 

Nella storia della psicologia si sono raggiunti importantissimi traguardi, ottenuti con le unghie e con i denti, primo tra tutti considerare il disagio psicologico alla stregua di qualsiasi altra patologia organica.

Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute come : “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”.

Psiche e soma sono strettamente interconnesse, una influenza l’altra vicendevolmente e lo sappiamo perfettamente, basti pensare all’ansia che è uno stato di eccessiva preoccupazione che ha delle chiare manifestazioni fisiche: mani sudate, battito accelerato, secchezza delle fauci, il classico “mi si chiude lo stomaco” e tante altre, oppure basti pensare alle tipiche manifestazioni psicosomatiche da stress: gastrite, eczemi, etc.

Un altro esempio all’ordine del giorno può essere l’attacco di panico, massima manifestazione dell’ansia, l’apice raggiunto da uno stato ansioso, che avviene quando l’ansia prende il controllo sulla persona, chi l’ha provato riferisce di essersi sentito morire, ma senza morire veramente. L’attacco di panico è caratterizzato da tantissime manifestazioni fisiche, non di causa organica, ma psicologica: battito accelerato, difficoltà a respirare, oppressione al petto, nausea, vomito, brividi, svenimenti e tanti altri.

Chi l’ha provato conosce il potere che la psiche ha sul nostro corpo.

Ma allora perché non ci si prende cura della propria salute psicologica tanto quanto fa con la sua salute fisica?

Perché se si vede una persona che si prende cura del suo fisico è “forte” e “sana”, mentre chi si prende cura della propria mente (oltre che al fisico, perché una non esclude l’altra) è “matto”, “debole”, “fragile”? 

Non c’è una grande incoerenza in tutto questo?

Sfatiamo questo mito: andare dallo psicologo vuol dire essere matti?

Vivere una difficoltà non significa “essere matti”. Significa che qualcosa nella nostra vita non sta funzionando come dovrebbe, o come vorremmo che andasse.

La maggior parte delle persone che chiedono supporto psicologico cercano aiuto per le preoccupazioni di tutti i giorni: difficoltà col partner, con i figli, con i genitori, al lavoro, a scuola,  altri si rivolgono allo psicologo in momenti di grande cambiamento della vita: divorzi, separazioni, diagnosi di malattie, lutti.

Questo non li rende pazzi, perché attraversare momenti di difficoltà può capitare a tutti, questo li rende umani.

L’essere umano ha limiti e debolezze, la vera forza è l’accettazione di questi limiti e debolezze e non la loro negazione più completa.

La chiave sta nel comprendere quando: il parlare con l’amico/a, col partner, con i familiari non è più sufficiente, quando il tenersi tutto dentro e far finta di niente non aiuta più,  quando è il momento di cambiare ma non riusciamo a vedere come, quando ci rendiamo conto che le risorse personali sono esaurite, allora bisogna superare l’orgoglio narcisistico di perfezione, bisogna abbandonare l’idea di essere perfetti, riconoscersi limiti e difficoltà, e chiedere aiuto.

Ecco allora che chiedere aiuto a un professionista può aiutarci proprio perché è una persona, formata e competente, che non ci conosce, è estranea e quindi ha una visione più oggettiva ed obiettiva delle cose, non è calata e coinvolta come siamo noi nelle nostre vicende personali e relazionali.

Se si è dentro un labirinto si vede solo ciò che ci circonda, mentre chi è fuori e lo guarda dall’alto può aiutarci a trovare l’uscita.

  • Coronavirus e sostegno psicologico

Questa situazione di emergenza che ha toccato tutti, chi più chi meno, ha posto l’accento sul benessere psicologico e soprattutto sul malessere psicologico.

Perché questa situazione ha generato forte malessere nella popolazione e si è parlato tanto di aspetti psicologici.

La risposta dei professionisti è stata rapida, sono stati attivati servizi, sportelli, linee telefoniche di ascolto e di supporto in cui i professionisti si sono messi a disposizione della società a titolo gratuito.

Le richieste sono state tantissime, talmente tante da risultare incontenibili in alcuni casi.

Ma quello che emerso confrontandomi con colleghi e anche dall’esperienza personale è che spesso (non sempre, ma spesso), le richieste prescindono lo stato di emergenza attuale, sono situazioni di gravità e severità antecedenti in cui il Coronavirus è stato la goccia che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo di per sé, in cui sarebbe stato opportuno intervenire prima, per prevenire tanti collassi.

Spero che da questa situazione drammatica si impari a non sottovalutare più l’importanza del benessere psicologico, sia come Stato, sia come persone.

DOTTORESSA SIMONA TURCHETTI

Psicologa
Cell 3333369533
Mail turchetti.simona@gmail.com

Sito www.dottoressasimonaturchetti.it