L’EUFORIA DELLA GENERAZIONE Z

“Guardati Euphoria”, così mi è stato detto da una mia cara amica, e così io ho fatto.

Ho guardato la serie tv creata da Sam Levinson e targata HBO che racconta le difficoltà di un gruppo di adolescenti americani alle prese con la ricerca del proprio posto nel mondo.
E da subito mi è stato chiaro che guardarla sarebbe stato bellissimo e avrebbe fatto un male cane allo stesso tempo.
E per quanto facesse male non riuscivo a smettere di guardarla.

Mi aveva consigliato una serie ben fatta, senza ombra di dubbio, curata nei minimi dettagli: le scene, la musica, il trucco, la fotografia, la recitazione, tutto è eccessivo ed molto ben curato.
È anche estremamente realistica, in molti sensi, così tanto da essere pesante sul petto, sul cuore e sui pensieri. È una di quelle serie che ti rimane appiccicata addosso.
Euphoria é schietta e non ha peli sulla lingua, é onesta, cruda e a tratti violenta.
Mostra apertamente e intenzionalmente il peggio del peggio.

Il mostrare in modo esplicito la realtà che si può celare dietro ogni personaggio, adolescente o adulto, e le sue ferite aperte, senza filtri e censure, abbatte ogni sorta di tabù della nostra società così abituata a nascondere, censurare, far finta di non vedere o se proprio deve vedere di vederla con il lieto fine.
L’happy ending che fa sentire tutti meglio.

Insomma, Euphoria ribalta i classici cliché, portando sullo schermo #tematiche molto #profonde e facendolo in modo trasparente ed onesto, senza indorare la pillola, anzi facendotela andare di traverso, mostrandoti con durezza il risvolto peggiore delle situazioni, come a voler far intendere che sono dinamiche che esistono e ad ignorarle non ci vince nessuno, meglio conoscerle, perché solo conoscendo i rischi si può veramente prendere sul serio i #pericoli, i #disagi e le #difficoltà delle nuove generazioni.

Euphoria si mostra e rivela attraverso i contrasti: amore e violenza, uso e abuso, inferno reale e paradiso digitale (o viceversa), affetto e odio per gli altri e per se stessi; e lo fa senza giudicare, semplicemente limitandosi a farci scorgere tutte le sfumature di quei protagonisti le cui storie appaiono sempre più spesso sui giornali, di quella generazione dissoluta così vicina eppure così lontana da noi.
“Lontana da noi” perché noi vogliamo tenerla lontana da noi, per paura, per sgomento, per ignoranza o per disinteresse.
Ed é proprio quel disinteresse e quella lontananza che fa sentire #sole e #disarmate le nuove generazioni ad affrontare spesso situazioni più grandi di loro.

Euphoria è stata descritta come la serie “che tutti i genitori avranno il terrore di guardare”, è stata, infatti, criticata dal Parents Television Council per le modalità con cui vengono raffigurati i diversi temi che non vengono risolti in una forma positiva, ma si presentano come muri difficili da superare per i protagonisti, che si trovano a dover (in modo più realistico) fare i conti con elaborazione, accettazione e gestione dei propri problemi e limiti, con sacrifici, fatica e spesso ricadute.
Niente deus ex machina che arriva e risolve, ne happy ending conseguente.

Ricordiamoci che non é compito di un telefilm educare i nostri figli, ne é giusto attribuire a un telefilm la responsabilità se non sono come vorremmo.

Non é censurando e nascondendo, evitando certi argomenti che si educano i propri figli, non é vietando la visione, ma di fronte a scene o situazioni di finzione che potrebbero essere scomode, invece che spengere tutto e bruciare sul rogo la minaccia, cerchiamo di dare gli strumenti per capire e comprendere quella visione, restituendo senso e significato.

Siamo noi a dover educare, non dimentichiamocelo.
Un telefilm non educa né diseduca, semplicemente intrattiene.

JUST MY TWO CENTS.