INSICUREZZA PSICOLOGICA

L’insicurezza psicologica è una percezione soggettiva di fragilità, inettitudine ed incapacità. Una condizione che può coinvolgere più ambiti o contesti specifici della vita di una persona.

Non tutti certamente percepiamo lo stesso grado di insicurezza, ma c’è da dire che in un particolare momento di vita, chiunque di noi anche coloro che si sentono più sicuri, possono percepire una maggiore insicurezza e fragilità personale.

Conceptual image of a woman not knowing what to do

Insicurezza psicologica: le tre componenti fondamentali

Si tratta di una condizione percepita, composta da tre componenti fondamentali: cognitiva, emotiva e comportamentale.

 

Nella componente cognitiva troviamo tutti i pensieri negativi che vengono coltivati su di sé.

Pensieri del tipo “non sono capace”, “sono debole”, “sono inadeguat*”.

Pensieri limitanti che fanno sì che la persona si costruisca sempre più nel tempo un’idea completamente negativa di se. Spesso tali pensieri provengono da precedenti esperienze non positive, che contribuiscono a costruire e convalidare questa idea di insicurezza e incapacità.

 

Nella componente emotiva troviamo le emozioni che il soggetto insicuro esperisce.

Emozioni di ansia, incertezza e paura. Fino ad arrivare ad un’angoscia così forte di sbagliare e fallire (e l’erronea convinzione di fallire sicuramente) che porta a limiti, difficoltà ed evitamento di ogni situazione di prova per la persona.

Tali emozioni sono per il soggetto insicuro qualcosa di difficile da gestire e qualcosa che finisce con lo stigmatizzare completamente la propria identità, infatti il soggetto interpreta tali emozioni e difficoltà come un reale segnale di inettitudine e incapacità (se provo tutto ciò vuol dire senza ombra di dubbio che sono davvero sbagliat*, difettos* ed inadeguat*).

 

L’ultima componente è quella comportamentale, ed è la parte che contribuisce a chiudere il cerchio dell’insicurezza. Un circuito non virtuoso, ma sterile e controproducente, che si auto-mantiene incessantemente, se non spezzato in modo adeguato.

Dal punto di vista comportamentale molto spesso l’insicurezza psicologica si manifesta sotto forma di evitamento, cioè la tendenza a non fare per paura di esporsi e non riuscire.

 

L’evitamento diventa quindi il meccanismo di difesa per eccellenza in queste situazioni: la persona preferisce evitare una situazione proteggendosi dall’eventuale doloroso fallimento, ma precludendosi così anche la possibilità di successo che potrebbe rinforzare la propria autostima.

Insicurezza psicologica ed autostima

Va da sé comprendere quanto insicurezza e  poca autostima “vadano a braccetto”, e quanto tutto ciò possa influire negativamente anche sull’umore generale di un individuo.

Tutti noi abbiamo, infatti, la necessità impellente di poterci percepire positivamente e di sentirci validati dall’esterno.

Abbiamo bisogno di sentire che siamo capaci, adeguati e che possiamo piacere agli altri. E quando tutto ciò si scontra con una percezione differente, può iniziare dentro di noi un conflitto molto forte.

Il problema può aumentare sempre di più man mano che si entra a far parte della sfera adulta. E siamo quindi chiamati in prima linea ad affrontare la vita, e a mostrare a noi stessi e agli altri chi siamo e che siamo capaci.

 

Per una persona insicura fare tutto ciò non è affatto semplice e scontato, ogni sfida o prova verrà affrontata con  profonde difficoltà.

Molti scelgono per tale motivo l’evitamento, con conseguente scadimento della qualità della vita e delle relazioni.

Insicurezza psicologica: come affrontarla

Affrontare l’insicurezza psicologica in terapia significa occuparsi di queste tre componenti, in quanto contribuiscono a sostenere il circuito vizioso dell’insicurezza, ognuna con il proprio contributo negativo.

 

Occorrerà lavorare affinché i pensieri negativi vengano rivisti e smussati. Andando magari a vedere quanto è oggettivamente vero quello che pensiamo su noi stessi.

Ed imparando che non sempre ciò che pensiamo e di cui siamo convinti è verità assoluta.

 

Le emozioni andranno gestite, e occorrerà imparare che anche se quello che percepiamo è vero in quanto lo sentiamo, è possibile provare una forte emozione negativa anche per qualcosa che non c’è.

 

E sarà necessario imparare a gestire l’ansia e poter sentire che provarla non uccide affatto. Che provare ansia quando si fa qualcosa di nuovo o di importante è del tutto normale, e che il il fare (piuttosto che l’evitare) fa abbassare l’ansia.

 

E come ultimo punto, ma non per importanza, si dovrà lavorare affinchè la persona cominci un po’ per volta ad evitare meno.

 

Quest’ultimo punto è in realtà non solo una componente, ma un punto fondamentale, che se non trattato efficacemente fa sì che si rimanga letteralmente bloccati.

L’evitamento infatti è un arma a doppio taglio molto potente. Ci aiuta a sentirci subito meglio quando evitiamo il presunto pericolo, ma alla lunga ci toglie libertà e ci priva di tutto.

Ci limita nella possibilità di fare delle esperienze, della percezione della nostra capacità, della nostra autostima, della possibilità di crescere e migliorare. Ci priva della possibilità necessaria e fondamentale di andare a vedere come stanno davvero le cose e come noi siamo veramente.

L’evitamento fa sì che trascorriamo tutta la vita letteralmente in panchina, in attesa di una sicurezza che può passare solo attraverso l’affrontare un po’ per volta la paura  e le situazioni, non in altro modo.

 

Superare l’insicurezza è possibile, e vuol dire poter avere finalmente una vita più ricca di possibilità e soddisfazioni, con conseguente effetto positivo sul proprio stato d’animo e sulla qualità della propria vita.

Come dico sempre alla persone che si affidano a me tutto si può fare a patto di volerlo davvero. E che lo scopo è divenire semplicemente capaci di agire con libertà, nulla di eroico, divenire solo noi stessi tirando finalmente fuori le nostre abilità, i nostri pregi e i nostri difetti, le nostre forze e i nostri limiti, ma essere davvero ed umanamente noi stessi. Capaci di agire, riuscire e anche sbagliare, perché anche quando ciò accade non è affatto la fine del mondo.